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Ritratto di un milite ignoto
Personeni Pietro Giacomo, detto Omobono
Artista è soltanto
chi sa fare della soluzione un enigma
Karl Krauss, Detti e contraddetti
Incastonata tra il versante destro della Valle Brembana e la terra lecchese, tra il Resegone e le pendici dell’Albenza, la Valle Imagna, già ricca di testimonianze storico artistiche alimentate dal torrente che le conferisce il nome, entra a pieno titolo tra le pagine della Grande Guerra alla quale sacrificò 356 caduti[1]. Un sacrificio enorme se si considera che la popolazione residente nel 1911 si attestava a 14.353 unità[2]. Nella piccola frazione di Mazzoleni, terra situata in un monte, una casa in qua et una in là[3], dodici soldati non fecero ritorno. Il centro storico di questo lembo di terra lombarda ricorda il loro doloroso sacrificio con un monumento marmoreo. Tra i nomi elencati nel lato destro inferiore compare quello di un soldato in apparenza sconosciuto. Chi è Omobono Personeni? Non ci sono date che lo possano collocare in un tempo preciso e solo una piccola fotografia ovale fissa la sua immagine sfuggente. Non è presente in nessuno dei registri anagrafici compilati dal Comune di Mazzoleni, relativamente alle classi di nascita che furono chiamate sui fronti della prima guerra mondiale (1874 – 1900). Di lui non v’è traccia tra i nomi che compongono l’Albo d’oro dei caduti.
Potrebbe forse essere un milite ignoto al quale fu attribuito il nome del Santo protettore della valle? E chi rappresenta il Ritratto del Bersagliere fissato dal magistrale pennello del pittore Vittorio Manini? Quel profilo attende da tempo un’attribuzione certa.
Omobono Personeni è un soldato caduto nella Grande Guerra, nativo di Mazzoleni. La memoria del suo sacrificio fu fissata dal Manini in una piccola composizione a olio: lo sguardo rivolto all’osservatore sembra cercare risposte sepolte tra le pieghe del tempo.
Il nome di Omobono e il volto ignoto del bersagliere celano quello di Pietro Giacomo Personeni. A rivelare la sua vera identità è l’accurata ricerca tra le fonti archivistiche disponibili presso l’Archivio di Stato di Bergamo e il confronto delle stesse con quelle, documentarie e iconografiche, presenti nel territorio imagnino.
La ricerca generica per cognome tra i caduti registrati sull’Albo d’oro consegna un record intestato a Personeni Pietro, di Francesco, caduto n. 44070, 9° Reggimento Bersaglieri, 6 agosto 1896. Il Registro degli Atti di Nascita, redatto dal Comune di Mazzoleni nel 1896, intestò l’atto numero 15 a Personeni Pietro Giacomo. Nel primo mattino del 6 agosto 1896 una giovane levatrice, di nome Giuseppina Bianchi, si recò presso la casa comunale per denunciarne la nascita. Aveva percorso i circa trecento metri lungo la Strada detta di Câbus che separa una delle contrade più isolate dal centro cittadino[4]. Sostituì suo padre, Francesco Giovanni Battista, che era lontano dal paese, trattenuto da lavori agricoli[5].
Francesco Personeni era originario di Capizzone e da tempo risiedeva a Rota Fuori. La madre, Elisabetta Maria Micheletti, era nata e cresciuta a Mazzoleni. Il matrimonio fu celebrato nella Parrocchia della sposa il 9 maggio 1888. Avevano rispettivamente venticinque e ventotto anni[6].
Omobono divenne il suo nome convenzionale, forse a chiedere la protezione del Santo patrono della valle dato che due anni prima sua madre aveva dato alla luce un bambino senza vita, di nome Pietro[7]. Aveva una sorella maggiore, Maria Laura, nata a Rota Fuori il 20 aprile 1893, nei pressi della contrada Cagiovita.[8] La famiglia Personeni risiedette stabilmente in Mazzoleni, presso la contrada Câbus[9].Lo Stato d’Anime della Parrocchia di S. Omobono descrive la famiglia Personeni all’altezza dell’anno 1898[10]. Nel 1904 Omobono ricevette il Sacramento della Cresima[11].
Omobono crebbe all’ombra dei faggi e dei castagni che numerosi creavano, e denotano tutt’ora, un’ampia zona boschiva alternata a un fitto paesaggio agrario costituito da vigneti, seminativi e prati permanenti produttivi. Visse i suoi primi vent’anni in una valle non facilmente accessibile, all’interno di una struttura sociale improntata alla vita agro-silvo-pastorale[12].
Il 31 gennaio 1914 il Comune di Mazzoleni chiudeva la Lista di Leva dei giovani nati nel 1896. Pietro Giacomo fu arruolato in seconda categoria perchè figlio unico di padre vivente[13]. Aveva appreso il mestiere di muratore e non si era ancora sposato. Fu inserito nel 9° Reggimento Bersaglieri.
L’estate seguente avrebbe portato venti di guerra: la Grande Guerra, iniziata il 28 luglio 1914, trascinò l’Europa in uno degli scontri più sanguinosi della storia umana.
Il 24 maggio del 1915 l’Italia entrava nel conflitto, al quale avrebbe sacrificato un’intera generazione. L’anno seguente Omobono fu chiamato alle armi e arruolato arruolato nel 9° Reggimento Bersaglieri. Era il 10 marzo del 1916. Non aveva ancora vent’anni quando giunse in territorio dichiarato in stato di guerra con i compagni del 4° Reggimento[14].
I documenti non riportano altri particolari: non si conoscono le cause e il tempo della prigionia. Non sappiamo se fu protagonista di un assalto o se si apprestava a conquistare una cima ambita. Verosimilmente fu catturato in seguito alla ritirata di Caporetto, che consegnò nelle mani dell’Austria circa 350.000 prigionieri. Se molti caduti si distinsero come protagonisti di azioni militari, i prigionieri conobbero un destino tragico: se sul fronte si moriva per ferite, traumi e infezioni, nei campi di prigionia molti morirono di fame, stenti e malattie. Tutti furono ugualmente accomunati dall’essere inseriti nell’immane tragedia che fu la Grande Guerra.
Il bersagliere Omobono passò ai vivi in territorio straniero, il 21 maggio del 1918. Si spense per enterite cronica all’Ospedale di riserva di Reichmann[15].
Fu sepolto il giorno dopo nel Cimitero Internazionale di Amras, nei pressi di Innsbruck, alla tomba F/25. Un lungo elenco riporta i nomi dei prigionieri italiani sepolti nei campi di prigionia oltre confine, allegato a un argomento ancora tutto da approfondire[16]. Le circostanze della sua morte furono riportate nell’Atto di morte, registrato presso il Comune di Mazzoleni nel 1920.
Il 4 novembre del 1919 la Commissione Onoranze ai Caduti in Guerra, costituita all’interno del Comitato provinciale bergamasco pro liberati e liberatori, invia ai Sindaci della provincia una circolare per raccogliere le fotografie dei gloriosi caduti, corredate da brevi cenni biografici, notizie che saranno raccolte in un album per onorare la sacra memoria dei bergamaschi che hanno eroicamente sacrificato la loro vita[17]. Il Comune di Mazzoleni rispose indicando i dati anagrafici del soldato Personeni Omobono.
Ritratto di un milite ignoto.
Scheda: Ritratto del bersagliere Omobono Personeni – Olio su tela – 29 x 31,8 – Collezione privata
Se il nome sembrava inizialmente sfuggire, lo stesso non si può dire per la sua immagine, composta dal pittore Vittorio Manini[18].
Originario di Mazzoleni, classe 1888, Manini rispose alla chiamata alle armi nell’anno 1890 perchè studente. Figlio di un fornaio, intraprese gli studi artistici all’Accademia Carrara, guidato da Ponziano Loverini[19]. Nel 1911 si trasferì a Roma dove ebbe modo di confrontarsi con le correnti pittoriche più innovativa del tempo, soprattutto col Divisionismo. Nel 1915 la chiamata alle armi interruppe bruscamente la sua promettente carrirea. Assegnato al Battaglione dirigibilisti, a differenza dei Omobono, fece ritorno a casa. L’esperienza della guerra lo segnò profondamente, anche a causa della morte del fratello Agostino[20].
Durante la permanenza sul fronte compose numerose e suggestive scene di vita militare: ritratti a matita, schizzi a carboncino, paesaggi acquerellati, scene di vita sul fronte riprodotte su cartoline postali[21]. La raccolta è oggi custodita in collezione privata dagli eredi.
Manini rese omaggio a uno dei caduti della sua terra componendo il Ritratto del Bersagliere, una delle sue opere meno conosciute. Quasi certamente il ritratto fu commissionato dalla mamma di Omobono, Maria Micheletti: all’opera è infatti acclusa una fotografia, formato “carte de visite”[22], scattata al bersagliere durante il servizio militare. Da questa ripresa Manini compose il ritratto.
L’opera non è firmata. Confluì nella collezione incamerata dalla figlia Pina in seguito alla morte del pittore. Il confronto con la foto di Omobono Personeni, posta nel monumento ai caduti, consentì in seguito l’individuazione del soggetto.
Vittorio Manini si spense a Bergamo nel 1974. Nella sua corposa produzione pittorica sono spesso individuabili immagini, visioni e suggestioni della Valle Imagna, alla quale rimase sempre profondamente legato.
Personeni Pietro Giacomo, detto Omobono, di Pietro e Micheletti Maria
Mazzoleni, 6 agosto 1896 – Reichmann, Ospedale di riserva, 21 maggio del 1918.
Operaio, celibe – 9° Reggimento Bersaglieri.
Sepolto nel Cimitero Internazionale di Amras, nei pressi di Innsbruck.
La ricostruzione della storia di questo sconosciuto bersagliere, originario di un piccolo lembo di terra lombarda altrettanto poco nota, serve a proiettare la storia degli uomini nel teatro dei grandi avvenimenti del passato.
È trascorso un secolo dal primo conflitto mondiale. Non è ancora possibile definire con certezza le perdite umane di una delle più grandi tragedie dell’umanità. Negli anni che seguirono, emersero i dati di un’ecatombe senza precedenti: tra i 15 e i 17 milioni di morti, calcolando vittime militari e civili, più di 21 milioni di feriti e mutilati, un numero incalcolabile di prigionieri. L’Italia contò più di 1milione di morti, circa 1 milione di feriti, 600. 000 prigionieri.
In questa drammatica statistica si inserisce oggi a pieno titotolo anche il nome, finalmente certo, di Pietro Giacomo Personeni. La ricerca ne ha restituito anche il volto, dando pienezza al suo profilo.
La sua vicenda riassume molti capitoli della Grande Guerra: partì tra i giovanissimi, combattè sul fronte, fu catturato e morì in terra straniera. Di molti soldati che partirono a cavallo dei suoi giorni non si seppe più nulla, o poco più che una comunicazione riportata su breve dispaccio. Numerosi sono i dispersi, condannati, sepolti negli ossari o in tombe con un’anonima croce: di loro non si hanno notizie certe da ormai un secolo.
Oggi il volto del bersagliere torna a volgere lo sguardo a una memoria finalmente resa. Percorrendo il corso del fiume Imagna, fino alle pendici del Resegone, continueremo a cercare Omobono, bersagliere di Mazzoleni, e finalmente lo riconosceremo.
Testo redatto da Laura Businaro (Archivio di Stato di Bergamo)
Ringraziamenti:
Robert Invernizzi e Aquilino Rota (Rota Imagna)
Loretta Maestrini e Pina Manini (famiglia del pittore Vittore Manini)
Giovanni Locatelli e Caterina Olivari (Comune di Rota Imagna)
Claudia Musto (Biblioteca Civica Angelo Mai)
—o—
[1] L’Albo d’oro dei caduti lombardi della Grande Guerra (www.albodorolombardia.it) conta 80.108 nominativi di lombardi caduti, dispersi o scomparsi ascrivibili alla prima guerra mondiale. La ricerca dei record, relativamente ai militi nati nei Comuni compresi oggi nella Comunità Montana della Valle Imagna ha fornito i seguenti dati: Almenno San Bartolomeo (46), Almenno San Salvatore (41), Bedulita (16), Berbenno (51), Brumano (7), Capizzone (17), Caprino (24), Corna Imagna (/), Costa Imagna (/), Fuipiano, Locatello (30), Roncola (12), Mazzoleni e Falghera (12), Palazzago (49), Rota Dentro (2), Rota Fuori (20), Strozza (15), Valsecca (14).
Si veda inoltre A. Invernici (a cura di), Caduti e dispersi. Notizie tratte dai documenti militari ufficiali sui soldati di Sant’Omobono Terme nelle guerre del Novecento, s.l., Centro studi Valle Imagna, 2004.
[2] F. Sinatti D’Amico, L. Pagani, A. Baronio, Valle Imagna, Bergamo, Bolis, 1982, p. 81.
[3] Da Lezze, [a cura di] V. Marchetti e L. Pagani, Descrizione di Bergamo e suo territorio 1596, Bergamo, Provincia di Bergamo, 1988, p. 233.
[4] Archivio di Stato di Bergamo (ASBg), Elenco delle Strade nazionali, provinciali, comunali e vicinali Comune di Mazzoleni, fascicolo compreso in Catasto Lombardo Veneto, Tavole di classamento, cartella n. 157, fasc. n. 13.
[5] ASBg, Archivio storico del Tribunale di Bergamo, Stato Civile, Comune di Mazzoleni, Registro degli Atti di Nascita, 1896, atto n. 15.
[6] ASBg, Archivio storico del Tribunale di Bergamo, Stato Civile, Comune di Mazzoleni, Registro degli Atti di Matrimonio, 1888, atto n. 5.
[7] ASBg, Archivio storico del Tribunale di Bergamo, Stato civile, Comune di Mazzoleni, Registro degli Atti di Nascita, 1894, atto n. 13.
[8] ASBg, Archivio storico del Tribunale di Bergamo, Stato civile, Comune di Rota Fuori, Registro degli Atti di Nascita, 1893, atto n. 6.
[9] ASBg, Catasto Napoleonico (1812) e Catasto Lombardo Veneto (1853), Mappa di Mazzoleni e Falghera.
[10] Archivio Parrocchiale di Mazzoleni (APM), Stato delle Anime, 1898.
[11] APM, Registro delle Cresime, anno 1904, n. 12.
[12] Valle Imagna, cit. p. 65.
[13] ASBg, Ufficio Provinciale di Leva, Liste di Leva, anno 1914 (classe 1896), vol. 115.
[14] ASBg, Distretto Militare di Bergamo, Ruolo matricolare, classe 1896, matricola 525.
[15] Le circostanze del decesso sono tracciate ancora una volta da due fonti documentarie diverse:
ASBg, Ruolo matricolare, cit. [25 maggio 1918].
ASBg, Archivio storico del Tribunale di Bergamo, Stato civile, Comune di Mazzoleni, Registro degli Atti di Morte, 1920, atto 1. 9, p. II.
L’Albo d’oro di caduti e l’Atto di Morte indicano come data del decesso il 21 maggio 1918.
[16] Si consulti il record intestato a Sold. PERSONENI Pietro 21.05.1918 9° Bersagl. 324, in: http://www.gualdograndeguerra.com/index.php/prigionieri-italiani-sepolti-nei-cimiteri-militari-allestero, ricerca a cura di Giovanni Chiarini. 2016 – Procacci, Soldati e prigionieri italiani nella Grande guerra, Torino, Bollati Boringhieri.
[17] BIBLIOTECA CIVICA ANGELO MAI, Commissione Onoranza ai caduti 1915-1918 in Bergamo, fasc. 136, Comune di Mazzoleni.
[18] Giuseppe Vittorio Cristoforo Manini (Mazzoleni, 1888 – Bergamo 1974).
ASBg, Archivio storico del Tribunale di Bergamo, Stato civile, Comune di Mazzoleni, Registro degli Atti di Nascita, 1888, atto n. 20.
ASBg, Distretto Militare di Bergamo, Ruolo e foglio matricolare classe 1890, matricola 26056.
[19] Della corposa bibliografia si citano soltanto: E. De Pascale, Vittorio Manini, in I pittori bergamaschi dell’Ottocento, vol. IV: La generazione del Novecento, Raccolta a cura della Banca Popolare di Credito Varesino, Bergamo, Bolis, 1992, pp. 243 – 257 e F. Rea, Vittorio Manini. Un bergamasco nella Roma della Secessione, Bergamo, Grafica e Arte Bergamo, 1989.
[20] Manini Giuseppe Luigi Agostino, nato a Rota Fuori il 12 gennaio 1882. Di professione muratore, viene arruolato in Fanteria e risulta disperso nel fatto d’armi di San Giovanni di Duino il 4 giugno 1917. Fronte: Decima Battaglia dell’Isonzo. Sepolto a Redipuglia.
ASBg, Distretto Militare di Bergamo, classe 1882, matricola 12291.
ASBg, Tribunale di Bergamo, Stato Civile, Rota Fuori, Nati, 1882, atto n. 1.
[21] Mostra di guerra degli artisti combattenti e mutilati. Catalogo. Villa Reale di Monza, giugno – ottobre 1924, Milano, Terragni & Calegari, 1924.
La riproduzione digitale di alcuni elaborati della raccolta dei disegni di guerra è consultabile sul sito www.ateneogrigioverde.it. Si consulti inoltre M. Mencaroni Zoppetti, N. Invernizzi Acerbis, L. Bruni Colombi (a cura di), “Fammi memoria!”… La Grande Guerra dei bergamaschi dagli archivi di famiglia, Bergamo, Sestante Edizioni, 2014.
[22] Fu realizzata dallo Studio fotografico Camillo Ballotta, in Bologna. Conservata in collezione privata.