Ricordo del Venerabile Francesco bergamasco della famiglia dei Personeni

Con la presentazione di un documento inedito, da lui scritto

 

<< Essendo stato comandato a me, fra Francesco bergamasco, sacerdote cappuccino, dal molto reverendo padre fra Salvatore da Todi, provinciale nella provincia di Roma, che debba dargli minuto conto del progresso della mia vita, tanto al secolo, come nella religione, pertanto astretto dal suddetto comandamento come figlio di santa obbedienza, sebbene contro mia voglia, dico come segue.

                La mia natività fu nel territorio di Bergamo in Val di Magna nel 1536 in circa, parrocchia di Sant’Antonio di Berbenno, e lì fui battezzato e chiamato Gioan Francesco. Mio padre si chiamava Pietro Passeri e la madre Felicita dell’istesso luogo, e lì stetti sino alli tredici anni imparando a leggere e scrivere. Dopoi mio padre mi chiamò in Ancona, dove teneva fondaco di panni, e attesi all’esercizio sino al 1557. Dopoi mio fratello maggiore, che faceva fondaco in Roma, me chiamò che dovesse venire a Roma per aiutarlo, e avendo io desiderato questa occasione di venire a Roma, me partii senza licenza di mio padre, per levar l’occasione d’una cattiva[1] compagnia.

                Essendo poi giunto in Roma e trovando che detto mio fratello teneva vita spirituale, confessandosi dal beato Filippo della Chiesa Nuova, comunicandosi più volte la settimana, e vedendo il buon esempio della vita sua, lo volsi imitare ancor io, e così mi cominciai a confessare dal medesimo beato Filippo e mettermi sotto il governo suo.

                In quel tempo, essendo io chiamato da Dio alla religione de’ cappuccini, procurai con il detto beato che volesse aiutarmi, conferendogli questo mio desiderio ed egli me diceva che non era religione per me, e che non ci saria potuto durare, e me proponeva altre religioni che non erano tanto strette; ma io non potei inclinarmi mai ad altra religione che de’ cappuccini.

                Cominciai a praticare al luogo de’ cappuccini e conferire questo mio desiderio con li padri, e l’istesso mi dicevano ancor loro, che la mia complessione non avria potuto resistere a questa vita.>>[2]

Cosi inizia l’autobiografia del venerabile Francesco da Bergamo: non era nella sua natura di mettere in evidenza la propria persona, ma l’uomo, umile e di poche parole, obbedisce al suo superiore padre Salvatore da Todi. Francesco è nell’ultima parte della propria vita, la deposizione del futuro Servo di Dio è raccolta de verbo ad verbum da padre Francesco da Carpineto, siamo attorno al 1620 e già da tanti anni la fama di Francesco ha superato i confini della provincia romana. Francesco è al tramonto della propria vita, e i superiori dell’Ordine, non vogliono perdere la memoria viva del serafico Francesco sulla strada della santificazione, la sua testimonianza, con quelle dei sui confratelli, alimenteranno numerose e interessanti biografie sulla vita del Venerabile.

Giovanni Francesco vede la luce l’anno 1536, suo padre, Pietro Personeni di Capassero ha 31 anni, la madre Felicita Mazzoleni, 29 anni, il primogenito della famiglia è Flaminio[3]. Sono nate due sorelle la prima nel 1531, la seconda l’anno 1533 e nasceranno, dopo Francesco, due fratelli, di uno dei quali conosciamo il nome: Gabriele.

E’ ancora adolescente, quando raggiunge, ad Ancona, il padre, che per otto anni l’aiuterà; nel 1557 raggiungerà, poi, il fratello Flaminio a Roma, dove abitava vicino alla Zecca Vecchia, cioè nel palazzo del Banco di S. Spirito[4].

Francesco incontrerà Filippo Neri nella chiesa di San Girolamo della Carità, dove, il futuro santo aveva fondato il primo Oratorio. Filippo è sacerdote da poco, (ordinato nel 1551), e abita in un convento vicino a detta chiesa. Il ”granaio della Carità” (sopra la navata della chiesa) è il luogo di riunione dei seguaci di Filippo: s’incontrano per preghiere e riflessioni giovani romani e personalità di spicco. Dalla via di S. Spirito, alla chiesa dell’attuale via di Monserrato, sono poche centinaia di metri e siamo sempre negli stessi paraggi: San Filippo Neri si occupava anche degli infermi abbandonati all’ospedale di Santo Spirito.

La sua Congregazione dell’Oratorio sarà fondata soltanto nel 1575, nella chiesa di S.M. in Vallicella (detta chiesa Nuova), Filippo Neri sarà confessore e padre spirituale di Francesco e l’aiuterà nella sua decisione ad entrare in un ordine, provando però a dissuaderlo dal raggiungere i cappuccini, per le loro regole di vita cosi impegnative. Come lui disse, era chiamato da Dio, Francesco aveva una visione chiara della sua vocazione: io non potei inclinarmi mai ad altra religione che de’ cappuccini.

Quando Francesco entra nell’ordine, la Provincia Romana dei cappuccini è in piena ebollizione, dopo l’approvazione di papa Clemente VII della riforma dell’Ordine francescano l‘anno 1528, al Capitolo Generale del 1536 la nuova Congregazione di Cappuccini fu divisa in provincie, quella di Roma aveva solo otto conventi: Roma, Scandriglia, Rieti, Nemi, Anticoli, Monte S. Giovanni, Collevecchio e Tivoli[5]. La seconda metà del Cinquecento vede emergere la costruzione di numerosi conventi in tutto l’attuale Lazio. L’Ordine dei frati minori cappuccini, dopo Felice Porri da Cantalice, (morto nel 1587, dichiarato beato l’anno 1625 e canonizzato nel 1712), vede rapidamente in Francesco, bergamasco, affiorare un religioso eccezionale, sarà uno dei 17 cappuccini, ad oggi dichiarati venerabili.

In questa seconda metà del Cinquecento le condizioni di vita sono estremamente difficili, epidemie e carestie si succedano, la vita dei cappuccini non è soltanto predicazione o meditazioni[6]. Ci sono anche lavori manuali, coltivano l’orto, tagliano la legna, alzano muri, assistono gli infermi, sono presenti accanto ai malati nelle pestilenze. Tutto questo, con periodi di digiuno e astinenze, raccolta di elemosine, penitenze corporali, ascetismo.

E’ da tenere in conto anche l’ambiente intellettuale del momento: le liti intestine alla Chiesa, il contesto di febbrilità rinnovatrice[7], il Concilio di Trento che tenta di dare delle risposte al malessere della cristianità, la Riforma protestante che non riconosce più l’autorità papale.

Ma, tra tutte queste difficoltà, il giovane della valle Imagna a trovato la sua strada.

Frammenti biografici

Questo studio non vuole essere l’ennesima biografia di Francesco: è uno sguardo sull’uomo nella sua semplicità. Uno sguardo sulle testimonianze d’altri che hanno portato al culmine della notorietà un frate assolutamente distaccato dagli onori terreni.

Francesco è deceduto a Roma il venerdì 2 ottobre 1626, nel convento di S. Buonaventura al Quirinale e la domenica seguente, cioè il 4 ottobre, papa Urbano VIII è ospite dei cappuccini per la posa della prima pietra della futura chiesa della Concezione, accanto al nuovo convento cappuccino, a pochi passi da piazza Barberini, sull’attuale viale Vittorio Veneto.

A cerimonia conclusa, il Padre Michele bergamasco, architetto della detta chiesa, ricorda a Sua Santità la morte di Padre Francesco bergamasco, che gli risponde: “Già noi l’habbiamo saputo, e udito anco, che fosse un gran Servo di Dio, però farà bene di pigliarno informatione”, e poi voltandosi verso al Padre Francesco da Genova[8], che stava dietro, che in quel tempo era Procuratore di Corte, gli dice: “Padre Procuratore, prendete informatione della vita, e de’ miracoli di cotesto Padre, mà con modestia”[9].

La lunga procedura è lanciata, il Processo ordinario informativo inizia, e rapidamente, nei tre mesi seguenti sono interrogati i numerosi testimoni, confratelli di Francesco. La salma di Francesco, sepolto nell’antico convento di S.Bonaventura al Quirinale, fu traslata il 27 aprile 1631 nella nuova chiesa della Concezione, nella cappella della Trasfigurazione.

Un documento inedito

Alla ricerca delle tracce lasciate da Francesco, nell’Archivio Provinciale dei Frati Minori Cappuccini di Roma, tra i pochissimi documenti conservati dell’epoca XVI e XVII sec., si trova un registro manoscritto intitolato: Novizi – Aspra e Palazana – 1574/1610, nel quale sono inscritti i novizi per il tempo di probazione, seguito della pronuncia dei vuoti. Troviamo lì l’unico documento manoscritto, censito ad oggi, scritto dalla mano di Francesco.

Il 22 settembre del 1579 il frate laico Bernardino da Canepina di anni ventidue, dopo un anno e due giorni di noviziato nel convento di Aspra (Casperia), entra nella professione, giuramento ricevuto e segnato nel libro, dal guardiano: Francesco da Bergamo.

Francesco da Bergamo

 

Cronologia della vita di Francesco nei vari conventi

 

1560, veste il saio in Tivoli

1561, ordinato sacerdote

1561-1563, Rieti (3 anni ½)

1564 (ca.), Orte – Ottiene il subdiaconato

1565-1566, L’Aquila (2 anni)

1566, Aspra Monte Fiolo (oggi Casperia- novizi 2 anni)

1570-1571, guardiano del Convento del Monte S. Giovanni Campano (2 anni)

1572-1573, guardiano a Anticoli di Campagna (oggi Fiuggi)

1575, (febbraio e marzo) a Palanzana (Viterbo – Bagnaia, convento di S. Antonio di Padova)

1579 (settembre-ott.), Aspra, guardiano, (non c’era nel sett.1578 e non c’è più nel luglio 1580)

1581-1587, Roma (5 anni), confessore delle monache clarisse cappuccine

? Siena?

1590-92, Viterbo

1592 (?) Civita Castellana, guardiano, 2 anni (per certo: aprile, maggio 1591)

? Orvieto, guardiano, 1 anno

? Ronciglione, 1 anno

? Città Ducale, 1 anno

1600, Isola Bisentina-Montefiascone

1601 Anagni, guardiano (parte il 4 ottobre per Siena, confessore delle monache[10] per 3 anni ½ )

1602-1605, Palestrina, guardiano

1605 (ca.), Scandriglia (S.Nicola), guardiano “Franc. Da B. che soleva ritirarsi a pregare in una grotta, la quale ancora si mostra nel bosco”

? Priverno, guardiano 1 anno

? Rieti, 2 anni al vecchio convento, poi 2 anni al nuovo

? Aspra, 2 anni

1609-1612, Viterbo, 3 anni

1610, ritorno da Siena / Campagnano

1612, Scandriglia, guardiano

1613-1617?, Palestrina, guardiano 4 anni (1614 sicuro)

1617-1619?, Agnani, 2 anni

1618-1620, Palestrina (deposizione autobiografica)

1619-1621?, Subiaco, 2 anni

1626, Roma, convento di San Bonaventura

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 L’opera, essenziale per lo studio della vita di Francesco, è la pubblicazione del padre Giovanni Battista Pinnardi di Collevecchio[11]Compendio della vita del rev. padre F. Francesco Bergamasco sacerdote capuccino della Provincia di Roma cavata dal processo fatto per la sua beatificatione ordinato dalla Santità di N.S. Urbano VIII avanti che il corpo del detto padre fusse sepolto l’anno del Signore e della sua morte 1626.

Estratti:

Su istanza di Francesco Neri, Francesco fu ricevuto alla religione e mandato a Tivoli a far il noviziato, sotto la cura di Padre Tolomeo da Crema, Guardiano e maestro dei novizi.

Dopo un anno di noviziato fu ammesso alla professione il 7 marzo 1561.

Fu ferito sopra un occhio nel convento di Scandriglia.

Mentre celebrava messe fu visto più volte con una corona di spina in testa.

Tra le numerose testimonianze, viene spesso sottolineata la sua abnegazione ad aiutare i più poveri, in particolare nella carestia del 1570-1571. Cura i numerosi ammalati e infermi, come i suoi confratelli va anche lui domandare elemosine, lavora nell’orto.

Il libro di padre Pinnardi è una successione di guarigione miracolose, Francesco appoggia le mani sulla parte lesa, fa un segno di croce… Nel divenire dell’opera, sono citati numerosi fatti straordinari nei quali Francesco, ad esempio, ferma la caduta di enormi sassi, spostando rocche voluminose… (testimonianze d’altri frati, ancora vivi nel 1648).

Passava il tempo nei suoi momenti d’inattività (inverni o ammalato) a fare corone di nocciole, di ossa d’olive, crocette di legno, distribuite ai poveri. Ma ha una vita spirituale intensa, passa molto tempo in meditazione e il suo involucro carnale è sottomesso a ogni tipo di astinenze.

Nell’ultima parte della vita (ultimi tre anni) sente gli ‘Angeli parlare e cantare intorno a lui’. Fu sul tema anche lungamente interrogato dal padre Luca da Cremona, tutta l’intervista fu segnata e le sue affermazioni, prese sul serio, non erano considerate parole senili d’un uomo anziano.

Riceverà la visita del principe Leopoldo arciduca d’Austria, fratello dell’Imperatore Ferdinando e Il principe don Giorgio Aldobrandini andò visitare Francesco nella sua cella un mese prima della sua morte.

Subito dopo il decesso, fu eseguita un’autopsia dal Sig. Giulio Cesare Magno di Velletri, chirurgo. Nella borsetta del fiele furono trovate 11 pietre, furono distribuite a tutti grandi Signori dell’epoca. Furono fatti numerosi ritratti e il suo viso fu ripreso in cavo con gesso. E per finire, al cimitero gli venne staccata la testa e svuotata del cervello.

 Processo in beatificazione

 Il processo inizia nel 1780, sotto il pontificato di Papa Pio VI, abbiamo estratto i dati essenziali che ritracciano i dieci anni di procedure, riprese nella pubblicazione: Acta et decreta causarum beatificationis et canonizationis OFM Cap. : ex regestis manuscriptis SS. Rituum Congregationis ab anno 1592 ad annum 1964 – Cura et studio di padre Silvini a Nadro – Pubblicato dal Centro Studi Cappuccini Lombardi – 1964 – pp.630-634[12].

Non è il caso analizzare la procedura, le cause studiate dalla Sacra Congregazione dei Riti sono sempre lunghe e complesse e spesso fuori di portata del comune studioso, però come non interrogarci sul perché della non sbloccatura della faccenda: la domanda di beatificazione si è fermata.

Dalla lettura degli atti, emerge un interrogativo: una procedura come può andare avanti quando i “giudici”, “procuratori” e “avvocati” cambiano sempre e costantemente?

Il Prefetto della Congregazione: Cardinale Giovanni Archinto lascia il posto nel 1785, si succedano tre Segretari: Carlo Airoldi, nel 1784, lascia il posto a Giulio Maria della Somaglia, e questi, a sua volta, lascia, nel 1787, a Domenico Coppola.

Incaricato dell’inchiesta il Cardinale Scipione Borghese muore nel 1782, sostituito dal Cardinale Giovanni Carlo Boschi, quest’ultimo deceduto l’anno 1788 e sostituito dal Cardinale Ludovico Flangini.

Il postulatore padre Bernardino a Prato[13] lascia l’incarico a Bonifacio a Nicea[14].

E infine, come non sottolineare le difficoltà di papa Pio VI che si confrontò, nel 1791, con gravi tensioni con la Francia in piena rivoluzione? Ricordiamo che Pio VI fu imprigionato in Francia dove decederà l’anno 1799.

I dati delle varie sedute:

28 novembre 1781: dissipare i dubbi sulla capacità di apertura del caso, senza l’intervento dei consultori.

La domanda è introdotta dal Padre, frate cappuccino Bernardino a Prato, postulatore della causa di Beatificazione del Servo di Dio frate Francisci a Bergomo.

22 dicembre 1781: Cardinale Borghese

10 settembre 1782: Cardinali Boschi e Borghese

15 gennaio 1783, designazione del Card. Boschi (morte del Card. Borghese)

12 novembre 1784

24 novembre 1784 cancellazione dell’apertura del processo ordinario informativo

24 settembre 1785 introduzione del Decreto (viene introdotta la causa di beatificazione, da quel giorno Francesco diventa Venerabile)

Presenza di Monsignor Cardinale Carlo Erskine promotore della Fede

27 novembre 1790 appare il Padre cappuccino Bonifacio a Nicea come postulatore

9 febbraio 1791 appare il Cardinale  Flangini (morte del Card. Boschi)

28 maggio 1791 – Domanda fatta al vescovo di Bergamo d’indagare:

Die 6 iulii 1791 dantur litterae particulares S.Rituum Congregationis una cum instructione promotoris fidei ad episcopum Bergomensem ad perquisitionem peragendam in coenobio Capuccinorum illius civitatis Bergomi circa quamdam coronam precatoriam qua utebatur venerabilis Dei servus ad quamcumque speciem cultus publici removendam.

24 settembre 1791 Decreto sul non culto

      Exinde nihil amplius actum est in causa. Nullum obstaculum in eadem adest, probabiliter suspensa est ob defectum tastium.

Polemiche bibliografiche

L’abate Angelo Personeni da’ alla stampa, l’anno 1786, il suo manoscritto Notizie genealogiche storiche critiche e litterarie del cardinale Cinzio Personeni da Ca Passero Aldobrandini nipote di Clemente VIII. S.P.: in questa biografia del Cardinale Cinzio Aldobrandini Passeri, opera molto ben documentata, l’autore vuole anche chiarire il legame di parentela tra il cappuccino Francesco Passeri e il porporato Cinzio. Il libro dell’abate scatenerà una polemica con quello che vuole essere il biografo ufficiale del cardinale: il padre Francesco Parisi, bibliotecario di casa Borghese. Quest’ultimo pubblica l’anno seguente (1787) Della Epistolografia di Francesco Parisi. La prima parte del libro tenta di dimostrare una versione diversa sulle origini del cardinale, sostenendo (come altri autori) che padre Francesco e Cinzio erano cugini di primo grado, il secondo punto della “querelle” è il cognome Personeni e non Passeri e, per finire, l’antichità della famiglia “Passeri” in Senigallia e suo grado di nobiltà: l’autore qualifica i documenti presentati dal Personeni, come carte polverose di un compilatore anonimo. La replica non si fa aspettare e, nel 1788, viene pubblicato Osservazioni sopra la epistolografia di Francesco Parisi, opera anonima in difesa ed in confronto delle Notizie del Personeni. Qui l’autore parla dell’abate Angelo in terza persona, sembrerebbe lo scritto di uno amico dell’abate, un intervento a sua difesa, ma per tutti, queste Osservazioni sono scritte dalla mano del Personeni. Settanta pagine che riprendono punto per punto le affermazioni del Parisi ed  evidenziano le approssimazioni del bibliotecario.

Assistiamo, di fatto, al confronto tra un discendente del Personeni, (l’abate, infatti, parlando del cardinale Cinzio, afferma “mio Compatriote ed Agnato”), e la tesi del Parisi, originata da documentazione “romana”. Nel primo caso, l’abate, con le sue radici in Bedulita, la sua posizione in Bergamo, le sue ricerche negli archivi cittadini, la lettura delle antiche carte della valle Imagna, (fonte della memoria valligiana), lascia intravedere un uomo semplice, dritto, i piedi bene radicati nel territorio. L’abbondante documentazione da lui presentata è d’una chiarezza limpida, non si sente la volontà di descrivere una famiglia di lignaggio più elevato della realtà, la sua argomentazione non è ridondante. Il suo discorso non è un tentativo di valorizzare un personaggio, nemmeno retorica caricata da luoghi comuni per abbellire uno della sua stirpe, così come accade spesso in tante biografie.

Per contro, il Parisi appoggia le sue tesi su documentazione “romana”, cavata negli archivi degli eredi Aldobrandini[15] o estratta dagli archivi senigalliesi. Il dibattito sembra quasi una caricatura, l’abate Personeni, rivelando gli uomini nella loro semplicità, la loro fama conquistata per le loro qualità umane. Il bibliotecario, invece, insistendo sui legami di nobile parentela, con valorizzazione dell’aristocrazia marchigiana e romana.

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Ringrazio i responsabili dell’Archivio dei F.M. Cappuccini – Via Vittorio Veneto – Roma

E per il suo aiuto Marcello Imberti

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stemma IR

R.L.I.

Febb. 2016

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[1] La “cattiva compagnia” fu una serva che lo assediava con proposte sconvenienti.

[2] Estratto da: I frati cappuccini : documenti e testimonianze del primo secolo – Costanzo Cargnoni – 1988 – Vol.2, 3 – pagina 5223 e seguente.

[3] Per la prima volta appare il nome del fratello maggiore di Francesco, il detto Flaminio è citato da Costanzo Cargnoni nell’opera sopracitata.

Un certo Flaminio Passeri fu “conservatore”, rappresentante del rione Ponte di Roma l’anno 1607.

[4] Costanzo Cargnoni, idem – p.5225

[5] Gl’inizi dell’Ordine cappuccino e della provincia Romana – Giuseppe Maria da Monterotondo –  1910.

[6] Sulla Regola dei cappuccini all’epoca di Francesco bergamasco: “Incominciano le constitutioni de’frati minori cappuccini di San Francesco corrette, et riformate” (1577), estratti: Si rinuncia “alle cose e ai privilegi” – Si deve obbedienza alla Regola di S. Francesco, al Pontefice ed altri Prelati – Non si ricevono giovani Chierici che non abbiano finito i 17 anni; per i laici si richiedono più di 19 anni. Faranno la “probazione” per un anno e poi la professione; i professi dopo, per tre anni, rimangono sotto la disciplina del loro Maestro. Si dorme sopra le nude tavole, con un po’ di paglia o una tela grossa. Vanno scalzi in segno d’umiltà e di povertà. Si devono usare quasi per forza le cose terrene, “ricci del Tesoro della Santa povertà”. Con solo il mantello, le suole, due fazzoletti e due mutande. La tonsura si fa ogni venti giorni, si porta la barba, rigida, disprezzata e austera.

[7] Un momento difficile fu, nel 1542, quando il vicario generale dell’Ordine, Bernardino Ochino, aderì alla Riforma protestante.

[8] Padre cappuccino Francesco da Genova °1580+1650, nominato Predicatore Apostolico nel 1622 fino al 1638, al governo dell’Ordine nel 1632, rinuncia al Cardinalato nel 1637.

[9] Compendio della vita del Rev. Padre Francesco Bergamasco sacerdote cappuccino della provincia di Roma – Gio. Battista Pinnardi da Collevecchio – Bergamo – 1649 – p.198.

[10]Crogi Passitea (1564-1615), fonda il monastero di S.Chiara nel 1598 – Lodovico Marracci, Giovanni Battista Ramacciotti – 1669. Vita della venerabile madre Passitea Crogi –- p.273, “Ritrovandosi questa Santa Vergine inferma, e talmente attratta, che non poteva muoversi di letto; venne il nuovo Confessore, che era il Padre Fra’ Francesco d’Anagni, persona di grande spirito e bontà.”

[11] Il Padre G.B. da Collevecchio pubblicò la biografia di Francesco nel 1647 a Roma e la seconda edizione a Bergamo nel 1649, ed è lui che inizia la serie degli Annali dei Frati Minori Cappuccini della provincia romana scrivendo i due primi volumi.

[12] Documenti citati estratti dall’Archivio della Sacra Congregazione dei Riti, Decreta in causis Servorum Dei, Vol.23, 1781-1785: pp.53v, 54v, 57r, 57v, 106r, 117r, 117v, 183v, 233v, 234r – Vol.24, 1785-1791: pp.45r, 45v, 354v, 355r, 363v, 364r – Vol.25, 1791-1804: pp.17v, 28v, 31r – Vol.26, 1805-1810: pp.549v, 550v.

[13] Bernardino da Prato ha scritto “Commentario della vita del Ven.” in Roma 1782

[14] commitente del ritratto di Francesco Acc. Carrara – Bergamo

[15] Per il matrimonio di Olimpia Aldobrandini con Paolo Borghese moltissime carte della prima famiglia passeranno nell’archivio della seconda.